lunedì 9 luglio 2012


LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI di Paolo Giordano



La solitudine dei numeri primi
Autore: Paolo Giordano
Edizione: 1° edizione Arnoldo Mondadori Editore
Formato: Rilegato
Pagine: 304
Anno: 2008
Iniziato: 29 giugno 2012
Finito: 1 luglio 2012





TRAMA 

Alice ha sette anni e odia la scuola di sci, ma suo padre la obbliga ad andarci. È una mattina di nebbia fitta, lei ha freddo e il latte della colazione le pesa sullo stomaco. In cima alla seggiovia si separa dai compagni e, nascosta nella nebbia, se la fa addosso. Per la vergogna decide di scendere a valle da sola, ma finisce fuori pista, spezzandosi una gamba. Resta sola, incapace di muoversi, al fondo di un canalone innevato, a domandarsi se i lupi ci sono anche in inverno. Mattia è un ragazzino intelligente con una gemella ritardata, Michela. La presenza costante della sorella umilia Mattia di fronte ai suoi coetanei. Per questo, la prima volta che un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia decide di lasciare Michela nel parco, con la promessa che tornerà presto da lei. Questi due episodi iniziali, con le loro conseguenze irreversibili, saranno il marchio impresso a fuoco nelle vite di Alice e di Mattia, adolescenti, giovani e infine adulti. Le loro esistenze, così profondamente segnate, si incroceranno e i due protagonisti si scopriranno strettamente uniti eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano primi gemelli: due numeri primi separati da un solo numero pari, vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero. Questo romanzo è la storia dolorosa e commovente di Alice e di Mattia, e dei personaggi che li affiancano nel loro percorso. Paolo Giordano tocca con sguardo lucido e profondo, con una scrittura di sorprendente fermezza e maturità, una materia che brucia per le sue implicazioni emotive. E regala ai lettori un romanzo capace di scuotere per come alterna momenti di durezza e di spietata tensione a scene più rarefatte e di trattenuta emozione, piene di sconsolata tenerezza e di tenace speranza.  

RECENSIONE
A volte siamo solo l'ombra di quello che potremmo essere, a volte il nostro bagaglio personale, le nostre storie sono più forti dei nostri bisogni. A volte si ha solo bisogno di silenzio. Assoluto silenzio. Non ci sono lacrime che possano liberarci dall'asprezza, dalla rigidità, da queste forti armature che ci mettiamo perchè così niente ci può più scalfire, non più.
Niente può farci male.
Ma forse una parte di noi vuole quel dolore,un dolore in grado di finirci o ridarci la vita, ridare alla nostra esistenza la scossa capace di farci provare qualcosa di nuovo.
Quando invece non è così andiamo solo più giù, niente riesce a strapparci dal nostro incubo. E così la nostra mente lavora, piccoli meccanismi, film che la nostra testa fa in ogni attimo o situazione, ci basta chiudere gli occhi.
Ma una piccola parte di noi è come affamata, bisognosa di nuovi stimoli, di voler provare, sentire, e per un attimo forse il nostro cuore viene riscaldato dall'amore, dalla sicurezza, dalla pace, forse è proprio questo che veramente cerchiamo LA PACE.
Vederla negli occhi degli altri, nei loro gesti o nelle parole non dette.
Ma soltanto noi siamo in grado di darcela.
In questo libro la tristezza, la solitudine, la sofferenza, un tunnel dentro il quale si entra e dal quale difficilmente se ne esce, o dal quale non si può uscire per il senso di colpa o “semplicemente” perchè ormai troppo tardi.
Due vite, due dolori, due famiglie distrutte, con una maschera indossata da ognuno per mantenere quell'apparenza di famiglia normale, tutte le parole non dette e tutte le lacrime non versate.
Mi sono scontrata con questo libro semplicemente perchè pur avendo passato situazioni davvero tristi e forti, non riesco a capire fino in fondo, non tanto la vita /scelte di Mattia, quanto quelle di Alice.
Non riesco a capire il suo stato d'animo fino in fondo, capisco il risentimento verso il padre ma non quello nei confronti delle altri persone.
Viola e combriccola, ok il bisogno di voler far parte di qualcosa o essere vista come “tipa giusta”, ma perchè il tatuaggio, perchè abbassarsi ancora di più a certi gesti.
Il rapporto con il suo corpo lo capisco fino ad un certo punto, alla fine con il suo non mangiare capisce di mettere in pericolo la sua salute e.....e cosa?
Vuole farla finita?
Vuole vedere il suo corpo sgretolarsi una volta per tutte?
Non lo so non mi convince, capisco cosa lo scrittore aveva intenzione di dire, cosa cercava di farci toccare, ma credo che la sofferenza sia molto soggettiva, credo che chi come me l'abbia toccata, respirata e vissuta sul serio certe parole, certe situazioni siano solo dei clichè letti e riletti.
Quando si ha un dolore così forte da implodere dentro di te tanto forte da riuscire a bruciare ogni cosa non facendoti provare più niente, per quanto tu ti possa sforzare, per quanto tu voglia, niente ti dà la giusta forza  per svegliarti da questo torpore emotivo.
Vuoi solo dormire e farla finita.
Il libro?
Bello, scorrevole, in certi punti ogni tassello và al suo posto ma poi nel finale capisci che c'è qualcosa che si è perduto, è come se lo scrittore si sia perso, come se abbia chiuso il romanzo perchè di corsa e troppo tardi. 

AUTORE


Paolo Giordano (Torino 1982) è laureato in fisica teorica. Con La solitudine dei numeri primi, suo romanzo d'esordio e bestseller internazionale tradotto in più di quaranta lingue, ha vinto tra gli altri il premio Strega 2008 e il premio Campiello Opera Prima.

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